Il museo di Pamuk

Lo scrittore turco Orhan Pamuk, laureato in architettura, ha trasformato il suo ultimo romanzo, Il Museo dell’innocenza, in un vero e proprio museo, nelle cui sale si possono ritrovare gli oggetti descritti nelle pagine del libro. Sovvertendo il consueto rapporto tra immaginazione e realtà, secondo il quale la prima si limita ad attingere dalla seconda, in questo caso la letteratura diventa essa stessa reale. Lo scrittore turco Orhan Pamuk, laureato in 

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Orhan Pamuk, Il Museo dell’innocenzamuseo dell’innocenza

Entrato in un negozio per comprare una borsa alla fidanzata, Kemal Basmaci, trentenne rampollo di una famiglia altolocata di Istanbul, si imbatte in una commessa di straordinaria bellezza: la diciottenne Füsun, sua lontana cugina. Fra i due ha ben presto inizio un rapporto anche eroticamente molto intenso, che travalica le leggi morali della Turchia degli anni Settanta. Kemal tuttavia non si decide a lasciare Sibel, la fidanzata: per quanto di mentalità aperta e moderna, in lui sono comunque molto radicati i valori tradizionali (e anche un certo opportunismo); vuole la moglie ricca e la bella amante povera, il matrimonio e l’amour fou, i party a base di champagne (importato clandestinamente) della Istanbul bene e la seducente atmosfera di una stanza in un appartamento disabitato. Così si fidanza, con un sontuoso ricevimento all’Hilton. E perde tutto: sconvolta dal suo comportamento, Füsun scompare, mentre Kemal, preda di una passione che non gli dà tregua e mosso da una struggente nostalgia, trascura gli affari, si ritrae sempre più dal suo ambiente e alla fine scioglie il fidanzamento.
Quando, dopo atroci patimenti, i due amanti si ritrovano, nella vita di Füsun tutto è cambiato. Kemal però non si dà per vinto. In assoluta castità, continua a frequentarla per otto lunghi anni, durante i quali via via raccoglie un’infinità di oggetti che la riguardano: cagnolini di porcellana, apriscatole, righelli, orecchini, mozziconi di sigarette, ditali, saliere, mutandine, grattugie per mele cotogne… Poterli guardare, assaggiare, toccare, annusare, è spesso la sua unica fonte di conforto. E quando la sua esistenza subisce una nuova dolorosa svolta, quegli stessi oggetti confluiranno nel Museo dell’innocenza, destinato a rendere testimonianza del suo amore per Füsun nei secoli futuri.
La storia di una incontenibile passione, ma allo stesso tempo uno sguardo ora severo, ora ironico, ma certamente non privo di profondo affetto sulla Istanbul di quegli anni e sulla sua contraddittoria borghesia, sempre scissa, allora come oggi, fra tradizione e modernità, fra Oriente e Occidente.

L’INTERVIST

L’INTERVISTA

Il Nobel turco Orhan Pamuk: “Ho inventato il romanzo-museo”

di MARCO ANSALDO

ISTANBUL – “Per affrontare questo impegno non ho quasi fatto vacanze, giusto dieci giorni su un’isola greca. Ho passato l’estate a Istanbul, a casa, a lavorare ai progetti futuri. Ma, soprattutto, alla costruzione del Museo dell’innocenza, una casa-museo che porta il titolo del mio nuovo romanzo e che raccoglie tutti gli oggetti descritti nel libro. Gli oggetti di un amore innocente, come quello sbocciato fra i due protagonisti”.

Il tempo di fare ancora le valigie, fra la presentazione in Olanda, un’altra a Mosca, il trimestre autunnale da trascorrere a New York per insegnare alla Columbia University e cominciare le Norton lectures (le sei lezioni americane fatte a suo tempo anche da Eco e Calvino). Appuntamenti inframezzati da una tappa a Parigi dove il sindaco Delanoe gli consegnerà le chiavi della città e, finalmente, la prossima settimana, l’arrivo a Milano dove giovedì 8 ottobre alle 18, al teatro “Franco Parenti” incontrerà i suoi lettori. Un tour senza fiato. In Italia Il Museo dell’innocenza, l’ultima opera di Orhan Pamuk pubblicata come sempre presso Einaudi, è in uscita il 6 ottobre (pagg. 600, euro 24).

Il premio Nobel appare un po’ stanco. A Istanbul, la stanza di casa dove di solito scrive dà su un piccolo terrazzo affacciato sul Bosforo, con alle spalle i minareti di una moschea. Ma lui indica a terra. Appoggiato su una sedia pericolante e sul pavimento di legno c’è il prototipo del progetto, in polistirolo.

Non lontano da qui, nel quartiere vecchio di Cukurcuma, tempo fa Pamuk comprò un piccolo edificio di fronte alla strada che porta al consolato italiano. L’acquisto fu fatto con la promessa alla banca di consegnare i diritti di Istanbul, libro ancora da scrivere – era il 1998 – e che poi sarebbe stato premiato con il Nobel per la letteratura.

“Ricordo come fosse adesso quando a tavola chiesi l’opinione a mia moglie (lo scrittore oggi è legato alla scrittrice indiana Kiran Desai, ndr). Lei conosceva bene i miei progetti, anche quello del romanzo Neve. E quel colloquio aiutò a chiarire le mie intenzioni. Aylin mi disse: “Questa del museo è una costruzione impegnativa. Ti occorre molto tempo e ora non ne hai. Mentre invece Neve è un libro dalle caratteristiche più politiche, fallo prima”. Feci così: scrissi Neve, e poi Istanbul. Ma la stesura del Museo, a quel punto, era già avviata”.

Sei anni ha impiegato Pamuk a scrivere il romanzo. E da almeno uno si è gettato anima e corpo nel progetto del museo. Alcuni artigiani hanno riprodotto tutti gli oggetti inventati e presenti nel libro, riconducibili però agli anni Ottanta, epoca in cui si svolge la vicenda, una storia d’amore lunga una vita in cui lo scrittore ha descritto i dettagli, le gioie e le sofferenze dell’amore. Ad esempio i portaceneri con il marchio Sat-sat, l’azienda del protagonista Kemal. O le bottigliette di gazzosa Meltem. O ancora le sigarette appartenute all’amata Fusun con tanto di rossetto sul filtro.

Kemal ha trent’anni, lavora nell’azienda di famiglia, vive in modo agiato nella parte nobile di Istanbul ed è promesso sposo a Sibel, che ha studiato alla Sorbona e appartiene al suo stesso rango sociale. Un giorno l’uomo vede per caso, dopo tanti anni, una parente lontana, Fusun, 18 anni, povera e bellissima, che vive in una casa di un vecchio quartiere. Se ne innamora perdutamente, e l’incontro sconvolge i piani di matrimonio. Una tragedia improvvisa finisce però per sconvolgere tutta la sua vita.

“Quando la storia era pronta – continua Pamuk – allora ho cercato le cose. Ma ad esempio non ho mai scritto dei vestiti di Fusun, fino a quando non ho trovato abiti di quegli anni che davvero corrispondessero alla donna amata da Kemal. Quindi prima vedevo gli oggetti, e poi inventavo il capitolo. C’è stata una fase in cui mi sono comportato come un normale narratore che scrive la sua storia. E poi altri momenti in cui pensavo agli oggetti, e li cercavo ovunque per metterli nel libro. E nel museo. È stato un obiettivo doppio che mi sono autoimposto, piuttosto sfibrante”.

Allora perché ha deciso di impegnarsi in una costruzione complessa come questa, non solo dal punto di vista della scrittura?

“Me lo chiedo anch’io. Ma io sono un tipo di scrittore istintivo. Se avessi saputo, all’inizio, che il museo mi sarebbe costato così tanta fatica, intendo fatica da un punto di vista di relazioni sociali – e non di lavoro creativo, che invece mi piace – cioè di rapporti con uomini d’affari, di soldi da investire, forse non l’avrei fatto”.

E ora è soddisfatto?

“Guardi, ero arrivato a un punto in cui mi dicevo, come accadde alla fine dei miei studi di architettura: “Non ne voglio sapere piùùùù!”. Voglio scrivere romanziiii!”. Ma adesso sono quasi alla fine”.

E come verrà il museo?

“Forza. Andiamo a vederlo”. Ci inoltriamo nell’Istanbul vecchia, da Cihangir verso Cukurcuma, scendendo per strade tortuose. L’edificio è ancora in costruzione. All’interno ci sono le impalcature degli operai. Ma la disposizione delle stanze è chiara nella mente dello scrittore. “Ho ritenuto di procedere come nel libro e cioè che la mostra degli oggetti dovesse seguire capitolo per capitolo. Il romanzo ne conta 83, e allora il museo avrà 83 contenitori in cui verranno esibiti gli oggetti. Ognuno come un quadro a sé stante”.

Ha ingaggiato dei designer?

“Sì, per gli oggetti immaginati, come il portacenere o le bottigliette. Poi abbiamo prodotto gli articoli di giornale descritti. Oppure marchi immaginari, come Meltem, o Sat-Sat. O il profumo Spleen. Tutte cose che di solito il lettore non nota, ma che, quando la gente verrà, li vedrà davvero, come capita ai lettori di pensare ai personaggi di un romanzo come a persone in carne e ossa. E diranno: “Oh, ma questa cosa che vedo qui era davvero nel libro?”. “Certo che lo era, ma non lo avevi notato”. In tutto saranno 700 pezzi. Con tanto di mappe e poster. C’è ad esempio un capitolo intitolato “Diffusione anatomica del dolore d’amore”, e la relativa cartina che descrive dove le pene d’amore penetrano nel povero Kemal stabilendosi nel suo corpo, sulle sue spalle, dentro lo stomaco”.

Pamuk, ma in tutto questo non c’è un pizzico di follia? Come lo spiega?

“Con il mio amore per i musei”.

Si può pensare che nello scrivere questo libro lei avesse voluto trasferire in un romanzo la sua passione e le sue periodiche visite nei musei di tutte le città.

“I sentimenti del personaggio Kemal sono in effetti molto vicini ai miei. Non lo nego: c’è anche qualcosa di infantile nel desiderio di fare un museo. L’idea dei musei è anche collegata al concetto dell’eternità”.

Il museo quando aprirà le porte?

“L’apertura è prevista per il luglio 2010, in concomitanza con l’anno dedicato a Istanbul capitale europea della Cultura”.

E qui sopra ci sarà un attico?

“Dall’alto scenderanno dei video, con una pellicola montata con le migliori scene di baci tratti da film turchi. E poi ho organizzato un premio, il Premio dell’innocenza, a cui parteciperà chi avrà letto il libro e gli artisti internazionali che hanno prodotto gli oggetti”.

E se qualche regista volesse trarre da tutto questo un film?

“Per la prima volta forse non sarei contrario. E poi qui c’è già tutto pronto, nella casa dell’innocenza, la casa di Fusun. Valuterò le proposte”.

http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/spettacoli_e_cultura/pamuk-romanzo-museo/pamuk-romanzo-museo/pamuk-romanzo-museo.html

di MARCO ANSALDO

APPUNTAMENTI CON PAMUK

08 Ottobre 2009

Milano (MI). L’autore incontra i lettori in occasione della pubblicazione del suo libro Il Museo dell’innocenza al teatro Franco Lombardi (via Pier Lombardo 14). Interviene Alessandro Piperno.

10 Ottobre 2009

Milano (MI). L’autore incontra i suoi lettori per la firma copie del suo libro Il Museo dell’innocenza alla Feltrinelli Libri e Musica (piazza Piemonte, 2) alle ore 17.

10 Ottobre 2009

Milano (MI). L’autore presenta il suo libro Il Museo dell’innocenza al Museo Bagatti Valsecchi (via Gesù 5) alle ore 11. Interviene Marco Ansaldo. Letture di Riccardo Bini.