Burj al Arab Hotel e la Statua della Libertà

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Advertising architecture 

Osservazione sul rapporto tra architettura e turismo

Nell’immaginario collettivo, nell’illusione globale, l’architettura ha conquistato, o le è stato assegnato, un’accezione ludica ben precisa, ormai comunemente accettata. Lo dimostra l’attenzione che le agenzie pubblicitarie nutrono per i landmark urbani, utilizzati, al pari di seducenti signorine in lingerie, di celebrità del cinema o di attrazioni da parco dei divertimenti, per sponsorizzare mete turistiche, e più in generale per alimentare l’industria del turismo. 

Turismo e architettura diventano dunque i termini di un saldo binomio della macchina finanziaria contemporanea.

Interessante notare che sul ricco vassoio di portata che ci propone di recente la Turkish Airlines, trionfano le più prestigiose, ma anche le più consumate, architetture di tutto il mondo. Viene da chiedersi fino a che punto sia “lecito” paragonare l’architettura, anzi, una sua selezione sottoforma di collage, a una portata succulenta, come fosse una grigliata mista o una macedonia che sollecita gli appetiti del viaggiatore. Ma non facciamone, almeno in questa sede, una questione di “morale”. 

Incuriosisce il fatto che a fianco di Santa Sofia di Istambul, naturalmente, ma anche delle Piramidi del Cairo, del Cremlino di Mosca, del Big Ben di Londra, della Statua della libertà di New York ecc., svetti, unico edificio contemporaneo fra tutti, il Burj al Arab Hotel di Dubai. 

Il Burj al Arab Hotel è stato comprensibilmente scelto, e rappresentato, in relazione al fatto che Dubai, fulcro finanziario contemporaneo, è una città di fondazione del nuovo millennio, la quale notoriamente non ha monumenti storici da vantare a parte quelli di recente ultimazione, inni alle ultime propaggini del mercato del Capitale, encomi della Globalizzazione. 

Resta da capire invece il motivo dell’assenza del Millennium Dome di Londra, o della nuova sede del Times di New York, edifici contemporanei celebrati dalla critica di settore ma che non hanno evidentemente raggiunto la “forza iconica” e la carica simbolica che permea invece la torre del Big Ben e la Statua della Libertà, ad esempio. Londra, ancora oggi, si presenta al grande pubblico attraverso la moltiplicazione dell’immagine del Big Ben e non della Tate Modern e New York, cadute le Twin Towers, è tornata a riconoscersi nella vecchia, ma sempre efficace, Statua della libertà. 

Silvia Micheli

Milano, 29 aprile 2010