La piramide non è più una novità

Brunella Angeli

«Le piace la nostra piramide?» chiese il tenente Collet.

Langdon aggrottò la fronte. I francesi, a quanto pareva, amavano fare agli americani quel tipo di domande. Naturalmente si trattava di una domanda a trabocchetto. Se avesse ammesso che la piramide gli piaceva, sarebbe stato giudicato un americano privo di gusto; se avesse detto che non gli piaceva avrebbe offeso i francesi.

«Mitterrand era un uomo di carattere» rispose Langdon, sottolineando la differenza tra l’opera e il committente. Del vecchio presidente francese che aveva commissionato la piramide si diceva che soffrisse del “complesso del faraone”. Responsabile d’avere riempito Parigi di obelischi, oggetti d’arte e manufatti egizi, François Mitterrand aveva una propensione talmente forte per la cultura egizia da guadagnarsi il nomignolo di “Sfinge”, affibbiatogli dai suoi compatrioti.

Dan Brown, Il codice Da Vinci

Il tema della piramide non è nuovo per la città di Parigi. Già più di vent’anni fa, nel 1989 – in occasione del duecentenario della rivoluzione francese – il nuovo ingresso del Louvre parigino si accingeva a diventare in brevissimo tempo uno dei nuovi simboli della città. La controversa piramide in stile neomoderno segnala l’addizione sotterranea di 46.000 mq che l’architetto progettista – l’americano di origine cinese Ieoh Ming Pei – ha ricavato sotto la superficie della corte principale del museo per ospitare quella serie di servizi indispensabili alla modernità: ingresso, informazioni, ristoro, servizi, un auditorium, due laboratori e due gallerie per l’esposizione temporanea.

Sono altrettanto note le controversie che hanno accompagnato la costruzione dell’opera e l’hanno resa così famosa nel mondo. I suoi detrattori sentivano offesa, nell’emergente high tech, la dignità rinascimentale dell’insieme; mentre i suoi ammiratori salutavano i 21 metri di trasparenza di I.M. Pei come un legame simbolico tra antico e moderno, come un segnale che restituiva Parigi alla contemporaneità.

Forse i sapienti architetti svizzeri Herzog & de Meuron volevano rievocare quello stesso clamore, ripercorrere gli stessi fortunati sentieri quando hanno proposto lo skyline per un possibile grattacielo nel centro di Parigi. Il percorso non era facile sin dall’inizio, poichè il problema risiedeva, fino a pochi giorni fa, nel fatto che a Parigi nel 1977 era stato approvato un piano urbanistico che proibiva di edificare immobili di altezza superiore ai 37 metri. Per cui tanto valeva stupire con effetti speciali, e in fondo quale è l’oggetto di maggior contesa per molti parigini se non la forma piramidale stessa? La “tour Triangle”, questo il nome del progetto, è un’incredibile struttura piramidale (più alta di ogni piramide esistente) di 180 metri di altezza (che diventerebbe la terza a Parigi dopo la Tour Eiffel e la Tour Montparnasse).

Ora il consiglio comunale di Parigi ha approvato un protocollo d’intesa da stipulare con camera di commercio e Viparis, filiale del colosso immobiliare nel settore del commercio Unibail-Rodamco, per la costruzione del nuovo grattacielo.


La ragione di tale sdoganamento? Abbattere i costi degli immobili in città, sempre più esclusivi e riservati ai portafogli dei ceti abbienti. Questo quello che sostengono le forze politiche che all’unanimità (a parte i verdi) si sono trovate d’accordo sul progetto. “La disponibilità di nuovi uffici, – osserva la Hidalgo, vice presidente del 15° arrondisement – porterà a svuotare gli edifici più antichi ora occupati dal terziario che potranno essere riconvertiti a uso residenziale. Senza contare che Triangle aprirà la strada ad altri progetti, che prevedono pure residenze e addirittura alloggi sociali”.

La tour Triangle infatti non rientra in un progetto di edilizia residenziale, ospiterà negozi e ristoranti al piano terra, oltre a uffici, un centro conferenze e un hotel da 400 stanze. Certamente la “nuova piramide” di Parigi sarà caratterizzata da “un profilo così sottile che non genererà praticamente nessuna ombra e il suo orientamento sarà ottimizzato per sfruttare l’energia sia eolica che solare”, secondo le descrizioni del progetto provenienti dallo studio di Basilea. “Il Triangolo è concepito come un pezzo di città che potrebbe essere girato e posizionato orizzontalmente. È scolpito da una rete di flussi di traffico verticali e orizzontali di capacità e velocità variabili. Come i viali, le strade e i passaggi più intimi di una città, questi flussi di traffico scolpiscono la costruzione in isole verticali di varie forme e dimensioni. Questa evocazione del tessuto urbano di Parigi, allo stesso tempo classico e coerente nel suo complesso, e variegato e intrigante nei suoi dettagli, si incontra nella facciata del Triangle. Come quella di un edificio classico, questa facciata è dotata di due livelli di interpretazione: una forma facilmente riconoscibile, e una silhouette cristallina e raffinata che le consente di essere percepita diversamente”.

L’inaugurazione di questo nuovo “edificio classico” – poichè classica è la sua immagine, e tanto basta per ascriverlo a tale universo – è prevista per il 2017. Giusto il tempo di superare le ultime pastoie burocratiche che potrebbero sopraggiungere. Appuntamento quindi a quella data sulla vetta della nuova attrazione di Parigi.


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8 aprile 2011