Berlino 2014: continua la ricostruzione della Prussia

di Roberta D’Alessandro

 

 

In un’ intervista pubblicata il 14 febbraio del 2000 sulla «Frankfurter Allgemeine Zeitung»  il responsabile urbanistico del Senato Hans Stimmann affermava: «Questo, è un luogo in cui la discussione non deve essere di tipo architettonico […] ho grandi dubbi sulla capacità dell’architettura moderna di offrire per la Schlossplatz una soluzione politicamente soddisfacente».

 

Argomento dell’intervista era il destino che sarebbe toccato alla storica piazza berlinese occupata, fino ai bombardamenti del 1943/44, dall’antico castello degli Hoenzollern. Un’ area storicamente densa di significati sulla quale tutt’ oggi si concentrano le più accese riflessioni del dibattito architettonico berlinese e che, con tali affermazioni, sembrava esser stata dichiarata «extraterritoriale per l’architettura» (M.Pogacnik,  2001), o perlomeno per l’architettura del 21esimo secolo.

 

Nel 2002, infatti, il Parlamento tedesco approva con una maggioranza dei due terzi la ricostruzione dell’antico castello cittadino, un monumento nato come residenza della grande potenza prussiana nel 1443. Trasformato nel settecento in castello barocco per opera di Andreas Schlüter ed Eosander von Goethe e completato nella sua forma definitiva nell’ottocento con la cupola di August Stüler, divenne, negli anni successivi, vittima delle ideologie distruttive del XX secolo.

 

 

Stadtschloss, Berlino 1937 e 1945
Stadtschloss, Berlino 1937 e 1945

 

Dopo esser stato semidistrutto dai bombardamenti del 1943/44, fu definitivamente raso al suolo nel 1950 per volere di Walter Ulbricht, presidente della Repubblica Democratica tedesca il quale era riluttante a ricostruire un simbolo dell’assolutismo della vecchia Prussia. Pertanto, nel corso degli anni settanta, al suo posto sorsero due monumenti della “nuova” città socialista: il Ministero degli esteri e il Palazzo della Repubblica, sede del parlamento della DDR.

 

 

 

Il Palazzo della Repubblica di Belino nel 1976 e dopo la demolizione
Il Palazzo della Repubblica di Belino nel 1976 e dopo la demolizione

 

 

 

Dopo la caduta del muro nel 1989 e quindi la fine della DDR, il desiderio di cancellare dal tessuto urbano il ricordo diretto del socialismo e di chiudere il precedente capitolo politico e culturale, condusse all’abbattimento di entrambi i monumenti per far posto alla tanto desiderata ricostruzione del castello. Questo prenderà il nome di Humboldt Forum e diventerà una nuova istituzione culturale ospitante le collezioni etnologiche non europee attualmente situate a Dahlem, oltre che una sede aggiuntiva della Biblioteca centrale e regionale, spazi per la Humboldt-Universität e per eventuali manifestazioni.

 

 

 

 

 

 

 

Come ben chiaro, quindi, la Schlossplatz è stata, fin dai tempi più lontani, oggetto di feroci dibattiti tra gruppi ideologici contrapposti. Le sue vicende più recenti, mettono in luce quello che sembra essere il nuovo obiettivo della Berlino riunificata: Cancellare la DDR, ricostruire la Prussia, un obiettivo chiaramente politico che trova nell’architettura la sua più evidente manifestazione.

 

Il concorso bandito nel 2007, coordinato dal responsabile urbanistico del Senato Hans Stimmann e supervisionato da una giuria di architetti internazionali presieduta da Vittorio Magnano Lampugnani è stato vinto dall’architetto vicentino Franco Stella con un concept che rispondeva esattamente alle rigide e controverse prescrizioni del governo: la riproposizione à l’identique di tre delle facciate storiche, inclusa la cupola e le tre facciate interne della corte d’onore, mentre il lato verso la Sprea con vista sull’ Alexanderplatz poteva essere interpretato liberamente dal momento che anche il palazzo barocco di Schlüter ed Eosander aveva ridisegnato soltanto tre facciate delle precedenti fabbriche del castello dei principi brandeburghesi . 

 

 

 

 

Franco Stella, Progetto di concorso, Berlino 2007
Franco Stella, Progetto di concorso, Berlino 2007

 

 

 

 

 

 

 

 

 «Il grande blocco parallelepipedo del palazzo reale e imperiale, a cui si è riferita nel tempo la costruzione dei luoghi centrali della città e l’architettura di tanti suoi monumenti, vuol ritornare dopo cinquant’anni nel luogo in cui per alcuni secoli è stato, con le sembianze di chi fosse sempre stato qui». [Franco Stella]

 

Coerentemente con tali premesse il progetto di Stella ripropone fedelmente il volto antico dell’edificio (ricercando con chiarezza anche le ombre, i chiaroscuri, gli spessori della facciata storica…) ricomponendo lo stesso volume del distrutto castello barocco e distinguendo nettamente i corpi ricostruiti da quelli di nuova costruzione come se davvero si trattasse di un accostamento del nuovo rispetto all’antico.

 Una tale operazione che mira a riprodurre, dopo sessant’anni di assenza, il valore iconografico di un edificio simbolo del potere monarchico dimostra, come scrive Dezzi Bardeschi in un articolo di ANANKE nel settembre del 2009,  «la grossolanità del rapporto con la storia» e la prevalenza di un interesse rivolto esclusivamente alla nostalgica riproposizione di un’ immagine che richiama il centro storico di Berlino prima della guerra, come se nel frattempo nulla fosse successo; un’immagine che racchiude dietro rivestimenti in stile barocco «un contenitore politico disordinato» ( P.Oswalt, 2000).

 

Tra l’altro, in seguito alla necessità indetta dalla crisi finanziaria in corso di ridurre i costi di costruzione, sono state presentate delle assurde proposte che testimoniano ancor più l’incongruenza dell’operazione. Queste prevedono la diminuzione delle dimensioni della cupola rispetto a quelle della cupola dell’antico castello degli Hoenzollern e per di più di renderla come semplice ossatura costruttiva, o l’eliminazione delle decorazioni dalle facciate le quali potrebbero essere applicate una volta assicurati i finanziamenti.

 

 

spazio-verde-attuale

 

Al momento, l’area di cui si sta parlando si presenta come un grande prato urbano nel centro della città con vista sul Duomo, sull’ Altes Museum di Karl Friedrich Schinkel, sull’ Alexanderplatz con la torre della televisione, il Municipio Rosso e la Marienkirche; un vasto “spazio di non essere” in cui  proprio ” l’ assenza” delle entità architettoniche che in quel luogo si sono succedute sembra essere, come scriveva Rem Koolhas a proposito della simile condizione urbana creata dalla sparizione del muro, «più forte della presenza» ( R.Koolhaas, 1998).

Ma, di questa particolare condizione urbana si potrà godere ancora per poco.

Gli ultimi aggiornamenti, infatti, preannunciano l’inizio dei lavori di costruzione del castello nel 2014 e il loro completamento entro il 2019 per un costo stimato di 590 milioni di euro.

 

A quel punto, quindi, sarà alquanto lecito considerare il ricostruito castello barocco come una delle tante manifestazioni spaziali delle contrapposizioni ideologiche che hanno alimentato i sistemi governativi berlinesi susseguitisi nel XX secolo i quali, incoraggiati di volta in volta dalla volontà di un ricominciamento continuo e dal desiderio di una nuova identità, hanno portato avanti operazioni di “distruzione / ricostruzione” laddove la distruzione, in quanto «atto liberatorio», citando le parole di P.Oswalt, ha assunto un carattere per così dire “patologico” e la ricostruzione piuttosto che tendere ad un nuovo futuro si rivolge ad un passato tutt’altro che immediato la cui riproposizione nella contemporaneità non ha alcun significato culturale. 

  

 

Franco Stella, progetto di Concorso, Berlino 2007
Franco Stella, Progetto di concorso, vista del cortile interno, Berlino 2007

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Berlin 2014: The Reconstruction of Prussia Continues

[English Text by Laura Anna Ciaccio] 

Milano, 12 dicembre 2011

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