Demain les Halles

Riflessioni intorno al cantiere più chiacchierato di Francia

di Alessandro Benetti

Nel settembre del 2010 la società a capitale misto SemParisSeine, di cui la città di Parigi è azionista di maggioranza, ha dato il via ai lavori di réamenagement del Forum des Halles. I parapluies progettati da Claude Vasconi e George Pencreac’h, inaugurati il 4 settembre 1979 alla presenza dell’allora sindaco Jacques Chirac, si richiudono dopo soli 31 anni di servizio. Al loro posto, largo alla canopée, gigantesca copertura-blob disegnata dallo studio Berger-Anziutti Architectes, primo classificato al concorso internazionale di architettura per il Forum des Halles del 2007.

La “canopée” vista dalla rue Lescot (fonte: www.parisleshalles.fr)
La “canopée” vista dalla rue Lescot (fonte: www.parisleshalles.fr)

La così detta “canopée” è un’enorme copertura trasparente, la cui luce massima misura 96 metri, che si estenderà al di sopra dell’intera superficie dell’attuale Forum. Suddivisa in 17 porzioni (chiamate ventelles) ciascuna costituita dall’accostamento di “foglie di vetro”, la canopée  permette la ventilazione e l’illuminazione naturale dello spazio sottostante. Gli edifici che la sostengono, a pianta irregolare, si dispongono alle estremità nord-est e sud-est del lotto, come i  parapluies di Vasconi.

Se la  canopée è l’elemento di spicco del progetto in virtù delle sue qualità formali, il patio che essa ricopre ne è il fulcro funzionale. Collocato approssimativamente sulla traccia della corte interna del Forum, ne ripropone l’impostazione ipogea e l’organizzazione su più livelli, eliminando d’altra parte le barriere che oggi impediscono la percezione della continuità tra spazio esterno ed interno al centro commerciale. Al termine del progetto, dalla rue Lescot sarà possibile raggiungere il parco o la stazione della RER passando attraverso il patio, senza attraversare una vera e propria soglia d’ingresso (ad oggi il percorso è molto più complesso, e implica numerosi accessi e dislivelli).

La “canopée” vista dall’interno del patio (fonte: www.parisleshalles.fr)
La “canopée” vista dall’interno del patio (fonte: www.parisleshalles.fr)
Vista della “canopée” verso la chiesa di Saint Eustache (fonte: www.parisleshalles.fr)
Vista della “canopée” verso la chiesa di Saint Eustache (fonte: www.parisleshalles.fr)

Lo stesso giardino  sarà sottoposto a un sostanzioso restyling e abbandonerà l’attuale configurazione troppo frammentaria. L’immenso tappeto verde che si estenderà dalla canopée fino alla Bouse du Commerce garantirà una migliore visibilità del parco dalla città (e viceversa) e un maggiore facilità di attraversamento. Il progetto è dello studio francese SEURA Architectes  di David Mangin, vincitore nel 2004 del concorso internazione di urbanistica per Paris-Les Halles al quale parteciparono anche Rem Koolhas con OMA, Winy Maas con MVRDV e Jean Nouvel. L’intero complesso sarà inaugurato per parti tra il 2013 e il 2016.

Vista del giardino dalla Bourse du Commerce verso la “canopée” (fonte: www.parisleshalles.fr)
Vista del giardino dalla Bourse du Commerce verso la “canopée” (fonte: www.parisleshalles.fr)

Molte parole sono state spese dalla stampa francese e internazionale a proposito dell’obsolescenza incredibilmente rapida del vecchio Forum e sulle pressioni politiche (Sarkozy emule di Mitterand?) e sociali (le vecchie Halles piacevano molto di più ai franciliens delle banlieues che ai parigini doc) alla base di un intervento di così ampia portata (e costi, ça va sans dire) su di una struttura tutto sommato ancora funzionale. Di fronte alle ruspe in azione, però, emergono anche considerazioni di altro genere. Si dimenticano per un attimo le grandi costruzioni che si sono susseguite a ritmo serrato nello spazio rettangolare compreso tra le rues Rambuteau, Lescot, Berger e Du Louvre e tornano alla mente le immagini delle altrettanto ingenti distruzioni che le hanno accompagnate. Quelle della demolizione dei padiglioni haussmanniani di Victor Baltard, intrapresa a partire dall’estate del 1971, sono nitide nella memoria dei parigini tanto quanto quelle del marché ancora in attività.

les-halles
Demolizione dei padiglioni di Victor Baltard

L’evocazione dell’enorme voragine a cielo aperto che ne prese il posto per alcuni anni è ancora in grado di sconvolgere gli animi di chi dovette convivere quotidianamente con tale paesaggio lunare. Presto rinominato “le trou des Halles“, il così detto “buco” era in effetti il cantiere di quella che diventò la stazione principale del neonato RER (Réseau Express Regional): la particolarità era che i lavori si svolgevano a ben 20 metri di profondità, e si può immaginare quale vista vertiginosa si offrisse agli inquilini degli stabili limitrofi. Proprio per scongiurare il rischio di un nuovo trauma di tale portata, l’intervento attualmente in corso fa della continuità un suo importante leitmotiv: non solo la continuità spaziale e visuale richiesta al progetto architettonico, ma soprattutto la continuità temporale che l’intera operazione dovrà preservare tra passato prossimo, presente e futuro imminente. Lo stesso termine réamenagement che la definisce allude alla precisa intenzione di riconfigurazione dell’esistente piuttosto che di sua sostituzione.

Il centro informazioni (fonte: www.paris.fr)
Il centro informazioni (fonte: www.paris.fr)

Così, il cantiere della canopée mostra al pubblico un volto estremamente amichevole e comunicativo, chiaramente preoccupato di trasmettere un’immagine rassicurante di ciò che avviene al suo interno. Accanto all’antica Fontaine des Innocents, che dal 1549 resiste alle ondate di rinnovamento che trasformano il quartiere, è stato costruito (dallo stesso studio Berger-Anziutti) un centro informazioni ampio, pulito e luminoso che, dall’alto di un solido basamento in calcestruzzo, ha tutta l’aria di aver messo esso stesso radici nella piazza. All’interno, il personale competente è affiancato da alcune postazioni elettroniche e da una quantità finanche eccessiva di documentazione cartacea a disposizione. Appena fuori, un maxischermo proietta in sequenza immagini dei lavori, un calendario dettagliato ed informazioni varie ed eventuali. Se non bastasse, il cantiere è racchiuso da un’imponente sequenza di pannelli metallici colorati (ma alcuni sono vetrati, in ossequio alla necessaria “trasparenza” dell’operazione) che recitano incessantemente le stesse affermazioni trionfanti. «La vie des Halles continue»;  «Demain les Halles»;  «Demain le Forum»; infine  «Il Forum resterà aperto per tutta la durata dei lavori».

Immagini del cantiere (foto: A. Benetti)
Immagini del cantiere (foto: A. Benetti)

Già nel 2004, Jean Nouvel, nella sua relazione di concorso, insisteva sulla necessità di conferire al cantiere un carattere spettacolare e vitale: «ognuno degli elementi del cantiere, recinzioni, impalcature, serbatoi, gru, apparecchiature, contribuirà a uno spettacolo permanente ricco di eventi culturali, piccoli concerti o esibizioni, installazioni di artisti o proiezioni che faranno del sito un luogo di vita» (J. Nouvel, 2004).  Una visione che si è in parte avverata, come testimoniano anche le 4 esposizioni (di fotografie e disegni di progetto) e le 8 riunioni pubbliche che hanno avuto luogo dal 2002 ad oggi nell’area interessata dai lavori, oltreché le masse di pendolari e consumatori che continuano a recarsi al Forum quotidianamente.

Immagini del cantiere (foto: A. Benetti)
Immagini del cantiere (foto: A. Benetti)

Immagini del cantiere (foto: A. Benetti)

Un progetto che sembra correggere gli errori del suo predecessore e un cantiere dal volto amico basteranno davvero ad evitare una nuova tabula rasa alle Halles? La chiusura dei mercati generali si portò via non solo un ingente quantità di ferro e vetro (peraltro composti in padiglioni dal pregio architettonico tutt’altro che trascurabile) ma anche un vivacissimo sottobosco di venditori, entreneuses e galeotti, romanzato con garbo da Billy Wilder nella sua commedia “Irma la douce“, del 1963. Il restyling odierno, per ora, si è limitato a rimuovere tanto amianto e una consistente dose di vetrate a specchio, qui invecchiate peggio che altrove. Allo stato attuale delle cose, il Forum ha perso il suo glamour genuinamente anni ’70 ma è ancora frequentato da quella folla multicolore che vi converge dagli arrondissements e dalle banlieues vicine e lontane. Cosa succederà tra 5 anni, alla conclusione dei lavori, lo scopriremo col tempo.

Nel frattempo, la SemParisSeine ha messo a disposizione del pubblico un sito internet molto completo e costantemente aggiornato (www.parisleshalles.fr) arricchito da una cospicua phototèque, di cui si sta occupando Frank Badaire, specialista della fotografia in cantiere.

Milano, 21 dicembre 2011