Il padiglione per la XIV Triennale di Angelo Mangiarotti

di Giulio Barazzetta

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Angelo Mangiarotti, Modello di studio del Padiglione per la XIV Triennale

Il padiglione di Angelo Mangiarotti per la XIV Triennale non è stato realizzato.

In questo progetto opera una ‘razionalità sperimentale’, la ricerca di una forma costruita intrinseca alla qualità del materiale che si misuri con i compiti specifici dell’architettura. La materia plastica qui adottata proviene dal disegno industriale che se n’è servito per esprimere direttamente la funzione degli elettrodomestici, ma questo progetto si rivolge al carattere plasmabile della forma, proprio anche del cemento armato.

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Angelo Mangiarotti, Modello di studio del Padiglione per la XIV Triennale

La configurazione del padiglione è ritracciabile dagli schizzi di sezione, in cui si distinguono gli appoggi a terra dalla sagoma a guscio della costruzione, nel grafico per lo studio di resistenza della forma, in cui la geometria libera della volta corrisponde a piante curve, nel modello di guscio a scocca, in cui si mostra la coincidenza dell’interno come successione di spazi concavi con la forma esterna convessa.

Nella successiva versione i tracciati dei percorsi ne disegnano la pianta fra il palazzo di Muzio e il Parco. Le vedute interne e verso l’esterno determinano, con le necessità dell’allestimento, la sequenza concavo-convessa degli spazi in pianta. La forma è armata da una dorsale centrale che ottimizza la statica della scocca, la sequenza degli spazi interni nella successione dei gusci si appoggia al suolo al centro. Nel modello finale di studio si mostra in quattro sezioni trasversali il successivo formarsi della piega della dorsale d’appoggio verso terra.

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Angelo Mangiarotti, Padiglione IRI alla Fiera del Mare di Genova, 1963
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Angelo Mangiarotti, Padiglione IRI alla Fiera del Mare di Genova, 1963

Pur non essendo isolato nel panorama degli allestimenti e dei padiglioni milanesi per Triennale e Fiera, questo progetto comporta nel lavoro di Mangiarotti una cesura, rilevabile nella contraddizione con il padiglione IRI alla Fiera del Mare di Genova nel 1963 che si presenta come una copertura su quattro colonne. Vista dal lato corto essa appare come fosse un baldacchino gonfiato dall’interno o la conchiglia di un mollusco piatto. La tensione della struttura metallica è realizzata dall’accostamento spaziato da pochi centimetri di un’orditura di travi d’acciaio – composte di due ‘piatte’ convesse all’estradosso e concave all’intradosso assemblate da un profilo a ‘Y’ al centro – unite da due travi di bordo perimetrali disposte sull’asse delle colonne. La copertura protegge la piattaforma in pietra del display dell’esposizione. La forma della copertura accompagna la linea dell’orizzonte marino, proteggendo lo spazio del padiglione con un canestro leggero cui il colore bianco e la natura metallica danno un vago aspetto navale. Il progetto di Genova si avvale di pochi elementi essenziali come un paradigma mimetico della natura ricomposta nell’artificio della costruzione.

Angelo Mangiarotti, Bruno Morassutti, Chiesa di Baranzate
Angelo Mangiarotti, Bruno Morassutti, Chiesa di Baranzate

La contraddizione rilevata è apparente considerando il carattere dimostrativo e sperimentale del tipo ‘padiglione’. Si tratta invece di un’antinomia ben presente a chi si è concentrato nell’indagine sulla forma della struttura come essenzialmente ‘resistente’. La caratteristiche del materiale gettato a strati del padiglione della XIV Triennale e la configurazione di una volta a guscio é propria anche al calcestruzzo armato sin dall’invenzione ipostatizzata nella barca di Lambot piuttosto che nel brevetto di telaio di Hennebique. Il guscio di Maillart per l’esposizione Svizzera del 1939, collocato nella serie degli edifici a copertura unica in cui s’intreccia con le strutture reticolari a volta, rende ben evidente la conclusione della sua che pone la fluidità del materiale a gareggiare con la regolarità della scansione della struttura d’appoggio o d’irrigidimento.

L’Architettura come forma costruita risultato di collaborazione d’ingegneri e architetti con i diversi attori del processo della costruzione, é sempre più lo svolgimento di una progettazione integrata complessa. In questo campo il carattere resistente della forma tende alla sostanziale coincidenza con la configurazione dell’architettura. Ciò significa in fondo che essa è sempre più dipendente dal lavoro molteplice del progetto verso la costruzione.

Milano, 19 luglio 2012

[Angelo Mangiarotti è scomparso il 2 luglio 2012]