RUBRICA SCUOLE | POLITECNICO DI MILANO

Finalmente riceviamo dalla Scuola di Architettura e Società del Politecnico di Milano un progetto da presentare ai nostri lettori. Stefano Passamonti affronta nel suo lavoro di tesi magistrale un progetto estremamente approfondito all’interno del problematico contesto di San Paolo in Brasile.
Gli elaborati sono molto dettagliati e variegati: schizzi, prospettive a mano, planimetrie, plastici di studio, e naturalmente piante-sezioni-prospetti. Il progetto è interessante sia per il tema che affronta sia per la maturità con cui lo risolve.
FA 

Studente: Stefano Passamonti
Docente relatore: prof. arch. Remo Dorigati
Politecnico di Milano | Scuola di Architettura e Società
Corso di Laurea Magistrale in Architettura
Tesi di laurea magistrale | a.a. 2013-14
Valutazione progetto 110/110 

In the hearth of the city

The São Paulo urban landscape is a dense urban labyrinth of towers with a distinct lack of public space. Born from sheer economic drive and the socio-political climate of the country’s old military dictatorship, the world’s second largest metropolis projects a built up image of contemporary dystopia, with a highly visible rich-poor divide. Its metropolitan region is a giant agglomeration of 39 municipalities with 21 million people.

The radial expansion of the built-up area is 90 km east-west and 60 north-south. The city’s land-use is strongly influenced by speculation and it leaves large areas of undeveloped space, increases the price of serviced land and accentuates social segregation. São Paulo is Brazil’s dominant economic and services centre and also a strategic hub of commercial decision-making.

This proposal seeks to interrogate the design of contemporary public space in the Paulistanian physical and societal context by preserving memory of the place as well as introducing topics as Verticalisation and typological and functional hybridization, into the barren and underutilised Roosevelt square, located in the first original centre of city.

Originally a vacant square, the Plaza has undergone repeated cycles of failed tabula rasa during the past 110 years, presenting itself to the city in various incarnations, beginning with a large open air car park, succeeding as a crime ridden geometric concrete construction in 1969, and most recently in 2010, as a sun bleached concrete landscape where police patrols watch vigilantly over gangs of skateboarding youth. The work keeps the road tunnel under the plaza (which turns a 3.5 km elevated highway), replace the existing underground parking and inserts a hybrid social tower which boosts the public space vertically.

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1) Quali sono i punti di forza che caratterizzano l’insegnamento della vostra scuola di appartenenza?

La relazione con il contesto della città consolidata europea e, in particolare, con il tessuto storico, compatto e poroso della città di Milano. L’eredità sintattica e la ricerca morfo-topologica che ha contraddistinto l’architettura meneghina del dopoguerra. La sperimentazione formale e l’ibridazione funzionale. L’attenzione al dettaglio tecnologico dei manufatti.

2) Quali sono invece gli aspetti carenti? Che cosa non vi soddisfa, e che cosa vorreste che la vostra scuola vi facesse approfondire maggiormente?

L’assenza di un pensiero e di una traiettoria condivisi per il territorio dell’architettura contemporanea. Lo smarrimento del ruolo culturale dell’architetto, il cui risultato è la diaspora stilistica, priva di contenuti ma strabordante di bizzarrie formali. Il profondo scollamento fra l’accademia e la città in divenire, dimostrazione del ruolo laterale degli accademici. Dunque, l’assenza di una “scuola” (come potrebbe essere quella di Porto) non corrisponde a un dibattito reale sulla realtà contingente, nel quadro della civiltà globale.

3) Ritenete che il metodo di insegnamento del progetto sia legato principalmente al docente del laboratorio, o riconoscete un’impostazione più generale della scuola alla quale i docenti si riferiscono?

Meramente parcellizzato al laboratorio: un’università fatta a compartimenti stagni, nella quale non si condividono idee e/o strategie per la città.

4) A vostro avviso, il progetto inviatoci è stato valutato correttamente dalla vostra scuola?

In assoluto sì. Se, invece, paragonato ad esercizi simili (tesi del quinto anno della laurea magistrale), probabilmente no. Non è stato valutato adeguatamente il grado di sperimentazione, rispetto alla mera compilazione di un progetto “che funziona”. Si è ignorata la capacità del lavoro di porre delle domande prima che delle risposte che, per altro, non potranno mai essere assolute.

5) Lo ritenete il frutto dell’insegnamento ricevuto nel laboratorio di progettazione da voi frequentato, o dell’impostazione della scuola, o riflette piuttosto un vostro personale punto di vista progettuale o una vostra particolare ricerca?

Parzialmente dovuto alla scuola, sopratutto per gli insegnamenti di alcuni docenti. Altrettanto debitore di esperienze culturali all’estero e di tirocini professionalizzanti.

11 dicembre 2015

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