Lettera ai governanti di Expoville

di Marco Biraghi

Ve la ricordate Alphaville? “Io sto benissimo, grazie, prego”. La città era talmente vasta che mentre a sud splendeva il sole, a nord c’era la neve.

Ora, Milano non è certo Alphaville. A Milano non governa dittatorialmente Alpha 60, il cervello elettronico che ha bandito i comportamenti irrazionali e dichiarato fuorilegge parole come “coscienza” o “amore”. Giuliano Pisapia non è il professor Leonard Von Braun, inventore dei raggi della morte e dei raggi alpha, né Stefano Boeri è l’agente Lemmy Caution, inviato dai Paesi Esterni per riportarlo indietro o per eliminarlo.

A Milano, anzi, domina una certa irrazionalità – e in una misura opportuna va bene così. Addirittura, le parole “coscienza” e “amore” sono tornate a esservi pronunciate senza vergogna o timore in contesti pubblici, dopo anni durante i quali erano state messe al bando.

Tuttavia – o proprio per questo – Milano è anche un luogo in cui la battuta di Lemmy Caution (“Possibile che tutte le cose strane siano normali in questa schifosa città?”) potrebbe benissimo convivere con il suo esatto rovesciamento: “Possibile che tutte le cose normali siano strane in questa schifosa città?”

“Lei ha delle strane idee, Mr. Caution. Molti anni fa, all’epoca delle idee, le avrebbero senz’altro considerate delle idee sublimi”. Sono queste le parole che il professor Von Braun pronuncia prima di essere ucciso a colpi di pistola dall’agente Caution.

Ma – lo ripeto – Milano non è Alphaville. Non vuole essere – o non vuole essere più, se lo è stata in passato – la Capitale del dolore. La missione di Giuliano Pisapia e quella di Stefano Boeri devono convivere pacificamente, devono comporsi tra loro. È questa l’epoca delle idee. E della loro realizzazione, c’è da sperare.

Io sto benissimo, grazie, prego.

17 giugno 2011