«Eravamo arrivati, così parlando, al centro della città [Milano, ndr], dove tutte le botteghe, tutti i negozi – le cartolerie, le drogherie, i barbieri, le farmacie, gli spacci dei sali e tabacchi – sono parimenti lindi, lustri, sfarzosi come salotti, come padiglioni da esposizione, e la bottega dell’ortolano non sfigura affatto vicino a quella dell’orefice […]

[…] quando improvvisamente la maggior parte della città, con un rombo, come se precipitasse la volta celeste, sprofondò, seppellendo sotto le macerie ogni essere vivente. Jerónimo Rugera restò impietrito dall’orrore; e, come se anche la sua coscienza fosse stata schiacciata, per non cadere si tenne al pilastro […] di Heinrich von Kleist

In un momento di crisi generale dell’editoria, italiana e internazionale, riproponiamo un testo di Furio Colombo scritto quasi vent’anni fa ma ancora oggi estremamente attuale. Lo scritto non si occupa nello specifico di libri di architettura, ma del valore universale del “libro”, considerato come oggetto in grado di trasmettere conoscenza. […] di Furio Colombo