Storia degli architetti

«Se si avesse un quadro esatto delle vicende dell’intendimento umani, che spettacolo gradevole e istruttivo! Se la Storia letteraria fosse stata meno negletta, le scienze e le arti non sarebbero andate si lentamente. Ciascuno venendone il loro stato in ogni secolo, si sarebbe impegnato di aggiungere qualche cosa del suo al deposito de’ secoli antecedenti, e ogni scienza sarebbe divenuta come l’Astronomia, che si arricchisce ogni giorno di osservazioni nuove aggiunte alle antiche. Se gli antichi in vece di erigere statue agli uomini grandi avessero avuto cura di descriverne le Vite, noi avremmo alcune memorie inutili, ma saremmo più istruiti su i principi, su i progressi, su le rivoluzioni delle scienze e delle arti, e su le scoperte di ogni età. Storia per noi più interessante di quella de’ fasti, e delle date inutili, delle guerre, delle battaglie, e degli eroi malefici. Ma neppur basta tale storia se non è guidata dalla Filosofia. La storia, le memorie, le relazioni c’insegnano quello, che gli uomini hanno fatto. La Filosofia và più lungi: gli esamina, li dipinge, e li giudica su quello che hanno voluto e dovuto fare.
La storia degli artisti è nelle loro opere. Descrivendo le loro produzioni architettoniche si mostreranno i mezzi da loro tenuti per sormontare gli ostacli, e per giungere all’eccellenza. Ma non sempre si può godere d’un bel sereno. Siamo sottoposti alle inclemenze de’ traviamenti e degli errori, i quali per quanto malinconici sieno ci recano nondimeno dell’utile, qualora vengano bene scoperti, e combattuti col contravveleno delle necessarie emendazioni. In qualunque edificio, che qui si descriverà, si distinguerà attentamente l’egregio, il buono, il mediocre, il cattivo, il pessimo: tutto si toccherà al paragone de’ nostri principi: sarebbe altrimenti uno spaccio di moneta falsa.
Degli Artisti più accreditati giova, spezialmente per i giovani, smascherare i difetti delle loro opere, perché i più difficili a conoscersi, e più nocivi per l’imponente autorità del loro nome, alla cui luce quelle macchie, come le solari, quasi raggi risplendono. L’autorità è di sì grande forza da convertire in virtù l’ubriachezza di Catone. Il maggior elogio, cui possa ragionevolmente aspirare un uomo del rango il più sublime, è d’essere lodato in molto, e biasimato in poco. Rimuginare e raccontare soltanto il cattivo delle opere altrui giustifica il trattamento, che il Boccalini fa eseguire ad Apollo; il quale ordina a colui che gli fa un presente di altrui errori, di mondare un mucchio di grano, e di tenersi per se tutte le pagliuzze. L’oro non si trova mai puro; e spesso nel trarlo è più la pena che il profitto. Peggio chi accarezza i corvi e strazia le colombe. Vi è più talento in rilevar i pregi, che i difetti. Rilevando però, e anche bersagliando i vizi architettonici, si rispettano gli architetti.» [Francesco Milizia]