Moon Architecture

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Moon Architecture


di Mario Viganò



Pubblichiamo in anteprima le straordinarie fotografie di un edificio lunare inviate alla redazione di «Gizmo Review» da David Bowman, responsabile del progetto Deep Space 79 della NASA. Grazie a queste due immagini proveremo a eseguire una prima analisi di quella che certamente verrà ricordata come una delle scoperte più importanti nel campo della ricerca spaziale.


Possiamo da subito notare, dall’andamento della pianta, come la struttura dell’edificio si sviluppi secondo uno schema a “pettine” che, sul piano funzionale, è già stato largamente applicato nelle costruzioni a destinazione pubblica. Possiamo dunque supporre che tale complesso possa accogliere uffici amministrativi per una presunta comunità lunare.


Partendo da questa ipotesi, i corpi di fabbrica paralleli potrebbero contenere gli uffici, mentre l’elemento perpendicolare che li raccorda dovrebbe raccogliere, secondo una ricostruzione logica, tutti i servizi comuni, come ascensori, scale, servizi igienici e locali d’attesa. L’elemento a doppia corte si ripete accostandosi a breve distanza a un altro elemento uguale; questi sembrano essere collegati fra loro da passaggi aerei che metterebbero in comunicazione gli eventuali corridoi dei corpi posizionati all’estremità di ogni elemento a doppia corte. La ripetizione di elementi trasversali uguali, disposti secondo un ritmo di immediata e facile lettura, compongono quindi uno schema organizzativo ad E che ci conferma l’utilizzo di un metodo d’intervento basato su norme razionali.


Del sistema proposto è importante evidenziare, al di là delle motivazioni strettamente funzionali, il ruolo che tale scelta tipologica assume rispetto alle questioni formali che la libera superficie lunare, quantomeno in questa zona del satellite, non impone all’architettura. Alla topografia del paesaggio selenico viene infatti sovrapposto un tracciato regolare e ortogonale che perfettamente si adatta alla eccezionale libertà offerta dalla stessa superficie lunare. Un complesso edilizio che ha, proprio nella ripetizione, la possibilità di essere allo stesso tempo elemento razionale di contrasto e riaffermazione del carattere peculiare di omogeneità dell’insieme. È inoltre intuibile – dall’immagine che mostra l’andamento planimetrico del complesso – come la ripetitività avanzata dallo schema neghi però a sua volta il principio stesso della ripetizione, interrompendosi rigorosamente sui confini di un’ipotetica griglia divisa da astratte coordinate. In questo modo sembra che i misteriosi autori vogliano ulteriormente sottolineare l’autonomia delle proprie scelte, rispetto all’uniformità della superficie su cui si trovano ad agire.


I blocchi che impongono al paesaggio lunare un nuovo e rigoroso ordine, l’eliminazione dei dettagli e il generale schematismo dei prospetti ricordano con chiarezza, benché senza alcuna diretta evocazione, i disegni della Groszstadt concepita da Ludwig Hilberseimer negli anni venti. Non vogliamo certo attribuire ai progetti del maestro berlinese un potere ispiratore, anche se ci sembra probabile che l’opera di Hilberseimer possa essere stata usata come modello dall’ipotetico “costruttore lunare”. Ma queste sono, per ora, solo supposizioni dato che non siamo ancora in possesso né di elementi certi sul periodo di realizzazione dell’opera in esame, né tantomeno d’informazioni sugli autori di questa.  Ciò che però ci sentiamo di poter già affermare, dopo un’attenta analisi delle poche immagini a nostra disposizione, è l’indiscutibile capacità qui dimostrata di ridurre la forma architettonica alla sua realtà più sobria, più necessaria, più universale. Una riduzione alle forme geometriche elementari che, oltre a rappresentare i principî essenziali dell’architettura razionale, sembra adattarsi perfettamente al “muto” scenario lunare.



09-12-09


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