FFF – Firenze Fast Forward

 

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Il ritorno alla responsabilità sociale

di Silvia Micheli

Si intitola FFF – Firenze Fast Forward la rivista nata nel 2009 nel capoluogo toscano per volontà del suo direttore editoriale Gianni Sinni (grafico), del direttore responsabile Enzo Brogi (politico), di Marco Brizzi (architetto) e di Emanuela Mallardi. La sua periodicità semestrale libera la redazione da quell’ansia di novità tipica delle pubblicazioni periodiche. Sebbene il titolo alluda al concetto di “velocità”, non sussiste la preoccupazione di inseguire fatti di cronaca ma di concentrarsi su un unico, grande tema: la città di Firenze.  

FFF è una rivista su Firenze e per Firenze. Nasce come reazione a una gestione urbana insoddisfacente e cerca di fornire proposte concrete per una sua possibile riorganizzazione. Come spiega Gianni Sinni nell’editoriale del primo numero (luglio 2009), si tratta di una rivista politica, nel senso letterale del termine, di attenzione nei confronti della polis. Firenze è una città problematica, in continua tensione tra un passato illustre, ingombrante e uno stentato futuro: la “Firenze contemporanea” è schiacciata dalla “Firenze antica” e questa condizione determina un presente incerto, statico. 

Come liberarla, come animarla e soprattutto come garantire ai cittadini che ancora la abitano una sopravvivenza rispetto alle masse indomabili di turisti che giornalmente invadono il centro? Quali dispositivi mettere in atto per riattivare la città o alcune sue parti? Queste ed altre questioni sono affrontate dagli autori dei saggi, tra loro assai diversi per età, professione e modo di osservare e di interpretare la città. Alcuni sono nati a Firenze; altri se ne sono allontanati; altri ancora vi sono arrivati per motivi di lavoro e l’hanno eletta a luogo di residenza. Racconti, interviste, testimonianze, dialoghi, immagini, ricerche basate su pratiche partecipative sono gli strumenti con cui si tenta costruttivamente di indagare i problemi, di avanzare possibili soluzioni, di fornire nuove visioni. 

La città viene dunque osservata da molteplici punti di vista in un esperimento collettivo di analisi. Nell’editoriale del primo numero, Sinni scrive che «se c’è un comune denominatore che riunisce gli interventi ospitati su FFF è quello delle piccole proposte. Nessun piano strutturale, nessuna rivoluzione epocale, nessuna trasformazione cosmica. Solo, tra virgolette, un elogio della ragionevolezza, delle buone pratiche e, soprattutto, del buon senso». 

Nel panorama editoriale nazionale, in cui le riviste tentano di trovare visibilità e consensi, di catturare lettori attraverso l’accumulo di esempi di “architettura internazionale”, la cui scelta sembra seguire il gusto personale del direttore piuttosto che un meditato programma redazionale, FFF si pone come un caso insolito, eccezionale. La scommessa si gioca esclusivamente su una città italiana, Firenze, e sulle relazioni che essa stabilisce con il territorio: una scelta ardita, “radicale”, un ribaltamento concettuale che riporta l’attenzione del lettore da una dimensione trasognata a una realtà circoscritta. Si potrebbe giudicare tale operazione “provinciale”, se non fosse che proprio l’ossessione esterofila che ha deformato le nostre riviste ha agevolato un adombramento dell’analisi delle nostre città, occultandone i problemi strutturali. Sebbene FFF non abbia la pretesa di spiegare “come funziona” Firenze, operazione che andrebbe effettuata su tutte le città italiane considerata la situazione di “emergenza urbana” in cui versano, tenta però di raccontarci alcune sue caratteristiche, di individuare alcuni suoi problemi e di offrire delle soluzioni possibili. In ciò recuperando quell’attitudine di responsabilità sociale che sembrava ormai desueta, perduta e che innervava alcune delle gloriose riviste italiane degli anni ’60 e ’70, come la turbolenta, caustica quanto impegnata «Città Classe» di Paolo Ceccarelli. 

Silvia Micheli

Milano, 6 marzo 2010