Il senso compiuto

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di Marco Biraghi

C’è un modo di giocare che reinventa il mondo, lo risemantizza e ne ricrea le regole, e un modo di giocare che semplicemente conferma tutto ciò. E parimenti, c’è un modo di giocare con l’architettura che prova a scardinarne i luoghi comuni, invitando a riflettere su di essi, e un modo che si limita semplicemente a confermarli.

«Se vivete a Milano, e ogni tanto fate un salto in Stazione Centrale o in zona Gioia, non potete non aver notato che nell’ultimo mese, sul Pirellone, campeggia un numero. E poi, nei grattacieli di nuova fattura tutt’intorno a Garibaldi, altri numeri, tutti grandi e rossi. Come se qualcuno avesse deciso, dall’alto, di fare la conta».

L’articolo di Cristina Tagliabue apparso sul supplemento «Nova100» a «Il Sole 24Ore» descrive l'”operazione” condotta sui grattacieli e sugli edifici alti milanesi da Paolo Cesaretti, Antonella Dedini e Guendalina Di Lorenzi, architetti e designer animatori del gruppo di ricerca “Architettura attuale”.

L’aura di giocoso “mistero” in cui si vorrebbe avvolgere l’intervento dei tre («Sarà svelato tra pochi giorni il segreto delle grandi cifre luminose che appaiono da mesi sui grattacieli milanesi di Porta Nuova») nasconde in realtà soltanto la contiguità di “Architettura attuale” con i piani alti della politica milanese (lunedì 11 aprile il finissage dell’installazione numerica, intitolata Growing by Numbers, avrà luogo al 31° piano del Grattacielo Pirelli).

Quale sia il “gioco” sotteso alla numerazione dei grattacieli è del resto sin troppo chiaramente rivelato dalle parole che illustrano il concept dell’operazione: «Milano cresce, e cresce in altezza. Come sottolineare questa mutazione che sta rapidamente trasformando il volto della città e coinvolgendo i suoi cittadini? Come riuscire ad evidenziare e riflettere su questo cambiamento cruciale? Iniziamo a contare gli edifici che toccano il cielo, quelli storici, quelli appena terminati, quelli appena iniziati».

Il “gioco” consiste – secondo una strategia di marketing ben nota e diffusa – nel rendere simpatiche, amichevoli, e dunque familiari, quelle nuove massiccie “presenze” che stanno ridisegnando lo skyline di Milano, presenze che agli occhi dei milanesi rischierebbero di risultare estranee, e dunque potenzialmente invise. Il “gioco” come legante tra la città che era e la città che sarà. Il “gioco” come abitudine.

A fronte delle vorticose trasformazioni che interessano la zona intorno al Centro Direzionale di Milano, l'”innocente” e (apparentemente) puerile intervento di “Architettura attuale” (il nome non potrebbe essere più calzante) viene impiegato come un espediente-“giocattolo” per prevenire il possibile strappo con la città e con i cittadini, trattando questi ultimi come bambini, cui si concede al più di giocare con le “cose” di papà.

«Tutti abbiamo giocato almeno una volta ad unire con un tratto di penna i numeri e a ricavarne un disegno di senso compiuto». Abbandonandosi al piacere del “gioco” sembra non avere più alcuna importanza che si tratti del «disegno della città del futuro».

Il numero – si sa ­- chiama numero. Una volta iniziata la “conta” si procede volentieri: ancora uno, ancora uno, a ogni grattacielo il suo numero. Bel gioco, davvero divertente! I milanesi attendono a bocca aperta di comprenderne il «senso compiuto».

www.growing-by-numbers.blogspot.com/

28 marzo 2011