RUBRICA SCUOLE | Università IUAV di Venezia

Dall’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, rispondono alla nostra call for submissions Filippo Edoni e Samuele Xompero con il progetto prodotto all’interno del laboratorio del secondo anno, relativo all’anno accademico 2013-14.
Gli elaborati che presentiamo sono disegni tecnici, piante prospetti sezioni, dettagli, una sezione prospettica e un fotomontaggio: tali materiali sono selezionati dagli autori.
Il progetto è presentato in una chiara relazione che contestualizza il tema e il luogo di progetto, e si chiarisce esaustivamente negli elaborati grafici.
Il progetto è approfondito al dettaglio, il laboratorio è semestrale.
FA

studenti: Filippo Edoni, Samuele Xompero
Docente titolare: prof. Serena Maffioletti
Università IUAV di Venezia
 | Dipartimento di Architettura per il Nuovo e l’Antico
Lab. progettazione architettonica 2 | A.A. 2013-2014
Laboratorio semestrale
Valutazione progetto 30L

Tema di progetto

Ricostruire Marghera implica confrontarsi con il paesaggio industriale.
I grandi volumi che compongono lo skyline, un tempo fonte di guadagno e lavoro, necessitano da parte della sovrintendenza e dei privati una presa di posizione reale per una necessaria manutenzione e riutilizzo.
L’ex complesso industriale di Via dell’Azoto è composto da un groviglio urbano di edifici che hanno perso le loro qualità architettoniche e statiche. La richiesta è la progettazione di un edificio che si sviluppi in altezza, la cui “presenza” conservi i caratteri dell’edificio industriale preesistente, mescolando funzioni che siano in grado di creare un polo attrattivo per una comunità futura.
Il tema progettuale nasce dalla suggestione del sito, un luogo fortemente legato al paesaggio portuale e industriale, un’area in via di trasformazione fronteggiata dal ramo del canale industriale che tenta di assumere la connotazione di darsena.

EX-LUPPOLIFICIO
Il triangolo di terra dove si sviluppa il progetto sorge su un’ex area industriale che, per il valore negativo delle strutture esistenti, verrà smantellato, lasciando come memoria la presenza visiva di elementi alti e parte del sedime del lungo corpo di fabbrica esistente.
L’affaccio sul canale antistante, dove si posizionerà il molo d’attracco per la fermata del vaporetto, è il prospetto più importante, quello preferenziale, che si confronta con la presenza indissolubile dell’acqua, sulla quale si specchiano le due grandi torri residenziali e il massiccio teatro, collegati da due piastre.
Una lunga rampa permette l’accesso al mercato coperto rendendo invisibile la presenza del seminterrato che ospita parcheggi e locali tecnici.
La grande scalinata Ovest permette l’accesso al piano primo che ospita le funzioni culturali, il teatro con trecento posti a sedere, aule prova e ristorante, che si affianca alla zona centrale con il percorso dell’area espositiva che intersecato dai corpi dei lucernari termina sulla copertura.
Le due grandi torri gemellari sono pensate come corpi semivetrati che tagliano le due piastre creando luoghi di aggregazione adatte alla vita universitaria di chi risiede agli ultimi piani dell’edificio, le abitazioni sono state studiate valorizzando lo spazio minimo.

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1) Quali sono i punti di forza che caratterizzano l’insegnamento della vostra scuola di appartenenza?

L’università di architettura di Venezia è caratterizzata da un bagaglio storico che si riflette direttamente nel metodo di insegnamento. L’approccio alle dinamiche compositive viene fatto con una sensibilità atta a visualizzare il progetto sotto differenti punti di vista, permettendo allo studente di intendere quanto più possibile il rapporto tra le varie discipline che entrano a far parte del processo progettuale.

2) Quali sono invece gli aspetti carenti? Che cosa non vi soddisfa, e che cosa vorreste che la vostra scuola vi facesse approfondire maggiormente?

L’aspetto conservativo è controverso, la tendenza alla non-demolizione frena molte delle scelte progettuali, c’è bisogno di una maggior libertà, sempre se ponderata.
Inoltre la scelta di lavorare semestralmente in laboratori integrati, tre o più discipline legate alla composizione, non permette di approfondire molti lati del progetto.

3) Ritenete che il metodo di insegnamento del progetto sia legato principalmente al docente del laboratorio, o riconoscete un’impostazione più generale della scuola alla quale i docenti si riferiscono?

Riconosciamo un’impostazione più generale, in particolar modo nei docenti più anziani, molto legati alla storia della facoltà di Venezia.

4) A vostro avviso, il progetto inviatoci è stato valutato correttamente dalla vostra scuola?

Il progetto è parte di un laboratorio integrato che analizza la parte strutturale e impiantistica, raggiungendo una mole di lavoro non indifferente, a fianco di una ricerca compositiva approfondita e meritevole di tale valutazione.

5) Lo ritenete il frutto dell’insegnamento ricevuto nel laboratorio di progettazione da voi frequentato, o dell’impostazione della scuola, o riflette piuttosto un vostro personale punto di vista progettuale o una vostra particolare ricerca?

Crediamo che il docente di laboratorio sia stata in grado di non limitarci nella scelta progettuale; il progetto riflette i nostri interessi ma il frutto del nostro lavoro è in parte indivisibile dall’impostazione della nostra università, impostazione che ci ha fatto maturare durante gli anni e ci ha permesso di orientarci verso un determinato modo di fare architettura.

13 novembre 2015

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