ZONA DISAGIO | RAFFAELE ALBERTO VENTURA

disagio-ventura

Raffaele Alberto Ventura
La teoria della classe disagiata

Ne discute con Marco Biraghi
GIZMO / Politecnico di Milano

Ciclo a cura di Florencia Andreola

16 novembre 2017, ore 18.15
Aula Rogers – Scuola AUIC Aula Gamma – Scuola AUIC
Politecnico di Milano Politecnico di Milano
via Ampère, 2 Milano

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ZONA DISAGIO
Progetti di resistenza nella condizione contemporanea

La crisi economica e sociale che ha dominato la scena europea e mondiale degli ultimi anni (e – almeno in alcuni casi, come in quello italiano – negli ultimi decenni, in modo ciclicamente ricorrente), ha finito col rendere la condizione di disagio qualcosa di normale, di pressoché endemico, tanto da un punto di vista individuale che collettivo. Difficile trovare una via di fuga da essa, e ancora più difficile concepire un’alternativa ai fattori che la determinano. Tuttavia, se questi ultimi non possono essere agevolmente rimossi, è quantomeno possibile analizzarne le cause e cercare di elaborare strategie di attenuazione o di “aggiramento” di tali fattori, capaci di contenere il disagio e di indicare possibili forme di resistenza ai loro effetti.

Raffaele Alberto Ventura (1983), dopo studi di filosofia ed economia della cultura, lavora nel marketing per un grande editore europeo.
Ha scritto per Linus, Internazionale, IL e Pagina 99.
Il suo saggio Teoria della classe disagiata, pubblicato per Minimum Fax nel 2017, è stato recensito sui principali media italiani.

«Cosa succede se un’intera generazione, nata borghese e allevata nella convinzione di poter migliorare – o nella peggiore delle ipotesi mantenere – la propria posizione nella piramide sociale, scopre all’improvviso che i posti sono limitati, che quelli che considerava diritti sono in realtà privilegi e che non basteranno né l’impegno né il talento a difenderla dal terribile spettro del declassamento? Cosa succede quando la classe agiata si scopre di colpo disagiata?

La risposta sta davanti ai nostri occhi quotidianamente: un esercito di venti-trenta-quarantenni, decisi a rimandare l’età adulta collezionando titoli di studio e lavori temporanei in attesa che le promesse vengano finalmente mantenute, vittime di una strana «disforia di classe» che li porta a vivere al di sopra dei loro mezzi, a dilapidare i patrimoni familiari per ostentare uno stile di vita che testimoni, almeno in apparenza, la loro appartenenza alla borghesia»

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DISCOMFORT ZONE
Projects of Resistance in the Contemporary Condition

The economic and social crisis that has been holding the stage in Europe and worldwide for the past years (or in some instances, as is the case with Italy, cyclically recurring over the last few decades), has caused discomfort to be seen as an ordinary, almost endemic condition, individually as much as collectively. It’s difficult to find ways of escaping it, and it’s even more difficult to envision alternatives to its determining factors. But if the latter cannot be easily removed, it’s at least possible to analyze their root causes and try to conceive strategies that could attenuate those factors or “work around” them, limiting discomfort and suggesting potential forms of resistance to its effects