REMIX

«Il remix è il risultato della modifica di un prodotto attraverso l’aggiunta, la rimozione o il cambiamento di una o più delle sue parti. Una canzone, un’opera d’arte, un libro, un video o una fotografia possono tutti essere “remixati”. La caratteristica principale del remix è quella di modificare un prodotto per creare qualcosa di nuovo». Come ben chiarisce l’autorevole voce di Wikipedia, il remix consiste in un rimescolamento del già noto al fine di produrre un non-ancora-noto, o meglio piuttosto, un inedito/inaudito che rammenta comunque qualcosa già conosciuto. Tale pratica del rimando in vari modi si avvicina e si incrocia ad altre pratiche da tempo consolidate (la citazione, la copia, la cover), e a suo fondamento teorico potrebbe eleggere l’affermazione di Giorgio Grassi secondo la quale, poiché tutto è già stato detto, non rimane che la ripetizione a disposizione di chi voglia affermare qualcosa; anche se – si potrebbe chiosare con Gilles Deleuze – nel caso del remix si tratta di una ripetizione differente. Nello specifico ambito dell’architettura, da qualche anno a questa parte si è venuta formando – virtualmente in diversi paesi, ma nel modo più effettivo dentro il più vasto contesto del World Wide Web – una compagine di giovani architetti che presenta al proprio interno alcune caratteristiche comuni: innanzitutto, l’appartenenza a una medesima generazione, per quanto allargata; in secondo luogo, la ricorrente tendenza a relazionarsi tra loro sulla base della configurazione del gruppo; inoltre, l’adozione del disegno come proprio principale mezzo espressivo (un disegno cioè che esula dalla semplice rappresentazione tecnica del progetto e che diviene piuttosto un veicolo di “significati”); infine (ma non da ultimo), l’impiego della “tecnica” del remix, ovvero della ripresa – più o meno cosciente – di spezzoni di materiali elaborati in precedenza da altri. Tutti questi caratteri conferiscono al complesso di tali architetti le sembianze di un “movimento”: un “movimento” senza alcun dubbio non unitario, ma quantomeno animato da intenzioni in una qualche misura comuni. Certamente, si tratta di un’aggregazione che rimane molto distante dai movimenti delle avanguardie storiche o delle neo- avanguardie, mancando nel caso presente una precisa idea o una “poetica” capace di coagulare le diverse singolarità. È curioso però come molti dei gruppi in questione sentano l’esigenza di presentare sé stessi attraverso la stesura di un “manifesto”, assumendo una modalità tipica proprio della stagione delle avanguardie; e come tuttavia questi “manifesti” riflettano assai più la soggettività di ciascuno di essi, anziché la loro comune adesione a un qualche tipo di “canone”, per quanto poco canonico possa essere. Prendendo come proprio oggetto di studio l’ampia e mutevole “rete” degli architetti e dei gruppi #Remix, il collettivo di ricerca Gizmo intende esplorare un ambito non ancora sufficientemente analizzato da un punto di vista storico e critico, nella convinzione che storia e critica non debbano limitarsi a “registrare” a posteriori i fenomeni dei quali si occupano, ma – nella misura del possibile – coglierli in diretta, nell’atto del loro farsi, o addirittura anticiparli. Le modalità con cui Gizmo intende dirigere la propria attenzione a #Remix è quella della ricerca analitica, destinata a sfociare al suo termine in una pubblicazione, e quella delle mostre, che si avranno luogo a partire dal giugno 2018 presso la Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle costruzioni del Politecnico di Milano, e che saranno dedicate a una selezione degli architetti e dei gruppi presi in considerazione dalla ricerca.