Paesaggi della lentezza

 

 

lentezza2

Convegno a cura di Emanuel Lancerini

Scuola di dottorato IUAV
17 dicembre 2009

Palazzo Badoer, aula Tafuri
San Polo 2468, Venezia

Scarica il programma Paesaggi della lentezza

Alcuni anni fa quando abbiamo iniziato ad utilizzare l’espressione territori lenti ci sembrava e ci sembra a maggior ragione oggi, che ambiti consistenti del territorio italiano non potessero più essere descritti, pensati, governati con il binomio territorio in crescita/in ritardo e neppure con altre tradizionali immagini geografiche che nel migliore dei casi riescono ad illuminare solo qualche aspetto di questi contesti territoriali: le immagini della “provincia” italiana, della città media o della città d’arte, contrapposte allo spazio metropolitano, dell’area di sviluppo rurale, dei distretti del turismo culturale contrapposte alle aree di sviluppo industriale e ai distretti forti del turismo.

La lentezza evoca per questi contesti non un ritardo, il sottosviluppo, ma un diverso movimento, come quello periodico del livello del lago e delle sue onde quasi silenziose ed arrotondate. La lentezza richiama una attenzione alle pratiche dell’abitare e del lavoro, alla vita quotidiana rispetto ai grandi aggregati delle analisi socio-economiche ed urbanistiche. La lentezza evoca anche una attitudine del nostro sguardo, una volontà di rimanere certamente non indifferenti, ma comunque a qualche distanza dal veloce diluvio di immagini geografiche, urbanistiche sociologiche, economiche della globalizzazione, della flessibilizzazione, della dematerializzazione, della despazializzazione, dell’inevitabile imporsi dello spazio di flussi e pure, sia detto con chiarezza, dai tentativi di reinvenzione di un “locale” e di un solo “spazio di contatto” che ad essisi oppongono, radicalmente e volontaristicamente.

I paesaggi della lentezza mettono in luce ambienti a bassa densità dell’edificato e della popolazione, ma comunque investiti da dinamiche residenziali, da un particolare sviluppo commerciale, da una presenza turistica e/o industriale congiunta. Territori fortemente caratterizzati da un paesaggio agrario sempre meno univocamente definito, dove una serie di attività settorialmente differenti si intrecciano dando luogo a miscele paesistico-insediative che non comportano, almeno per ora, fatti urbani particolarmente evidenti, ma piuttosto processi di lenta metamorfosi interna. Lontani dall’essere immobili ma connotati da un movimento a basso numero di giri, questi territori mutano attraverso piccoli eventi spaziali, attraverso metamorfosi di significato, di forme relativamente stabili, invisibili nelle consolidate immagini interpretative che qui sembrano perdere ogni valenza euristica. Frequentare territori lenti porta

a incontrare strane storie di soggetti che rimangono radicati in un ambiente costitutivamente vario e plurale, urbano e rurale, turistico e industriale, agricolo e residenziale. E da esso riescono a prendere nuovo impulso e nuova vitalità. Le risposte sociali, istituzionali e progettuali sono spesso incerte e non sempre pienamente rispondenti, ad esempio, alle sfida della multifunzionalità dell’agricoltura o a quella del contenimento del consumo dei suoli agricoli. Eppure in questo scenario vi sono virtù e sperimentazioni che stanno emergendo e che possono correggere la rotta.