Milano, come cambia la città

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di Silvia Micheli

Nel panorama italiano odierno, riconosciamo nella città di Milano un laboratorio architettonico e urbanistico di estremo interesse per le grosse trasformazioni urbane che in essa si stanno inverando. Dall’inaugurazione della Torre Velasca (1958) e del Grattecielo Pirelli (1961), edifici-simbolo della rinascita post-bellica, Milano ha avuto poche occasioni architettoniche per rappresentare in maniera autorevole il suo dinamismo economico e commerciale, il quale ha invece generato un’intensa stagione costruttiva, definita da fattori di natura prevalentemente immobiliare-speculativa. Pertanto negli ultimi decenni del XX secolo il capoluogo lombardo è sì cresciuto considerevolmente, ma in maniera dimessa, silenziosa e priva di quella qualità architettonica che avrebbe meritato, rinunciando in tal modo all’aggiornamento del proprio carattere urbano. Dagli inizi degli anni ’90 Milano sembra però trovare una possibilità di riscatto, diventando il campo d’azione di un vasto e complesso programma di trasformazioni urbane. Tra le molteplici ragioni che hanno determinato tale fenomeno vi è l’introduzione nel panorama legislativo nazionale di nuovi strumenti di pianificazione in grado di garantire la possibilità di operare, in maniera puntuale, significative varianti al piano regolatore vigente. Nel 1990 viene approvata la legge nazionale 142, che introduce l’istituto dell’Accordo di Programma, e nel 1999 viene varata la legge regionale sulla Disciplina dei Programmi Integrati di Intervento, che prevede la possibilità di programmazione urbana con finanziamenti essenzialmente privati. Il PRG, pur riaffermandosi come lo strumento di riferimento per la pianificazione urbana, ammette delle deroghe. Si assiste pertanto a un mutamento epocale del quadro di riferimento legislativo nel quale sono introdotti nuovi strumenti in grado di rispondere in maniera più immediata e flessibile, sebbene meno controllata, alle nuove esigenze della città, attraverso un rapporto diretto tra amministrazione pubblica e soggetto privato.

In questo clima euforico di trasformazione urbana, la nostra attenzione si focalizza sui singoli progetti architettonici di Milano, con l’intento di approfondirne sia gli aspetti amministrativi e gestionali sia, e soprattutto, progettuali. La rinuncia ad affrontare il tema della trasformazione urbana milanese nel suo assetto complessivo trova la sua principale motivazione nella programmatica assenza di un disegno unitario, dovuto all’impiego appunto del piano integrato di intervento come strumento operativo predominante. Ammessa la frantumazione urbana e il carattere “episodico” dei progetti, si ricostruisce la storia delle loro vicende architettoniche e urbanistiche e si indagano i meccanismi politico-economici che li hanno generati e definiti. Rifiutando di assumere posizioni ideologiche aprioristiche e adottando un punto di vista disincantato, tentiamo di leggere in maniera critica i fenomeni architettonici e urbani attraverso l’analisi degli accordi di programma, documenti fondamentali per comprendere le condizioni di partenza di progettazione dell’area, i disegni di progetto e gli articoli apparsi sui quotidiani e la stampa di settore.  I casi scelti sono tra i più conosciuti ma anche problematici per dimensione e soggetti coinvolti: dall’ormai ultimato progetto per l’area del Portello a quello per City Life, dall’ambizioso piano per Santa Giulia alla cavillosa vicenda dell’Expo 2015 e altri ancora. Nonostante le comprensibili diversità tra i singoli casi-studio, dovute alla tipologia di committenti, alla procedura di scelta del progetto (non tutti gli interventi sono frutto di concorsi), alle dimensioni, alle funzioni previste e alla collocazione urbana delle aree, è possibile formulare delle considerazioni di carattere generale. Constatiamo che nella maggior parte dei casi analizzati, il progetto è frutto dalla formulazione di un accordo di programma tra ente pubblico e privato e nasce come piano integrato di intervento, quindi in deroga al piano regolatore; che conseguentemente i punti nodali del progetto sono l’organizzazione dell’area verde e dello schema funzionale imposti dall’accordo; che l’architetto, preferibilmente di chiara fama internazionale, non può più controllare l’intero progetto e il suo intervento ma si concentra prevalentemente sulla disposizione volumetrica e sul disegno delle facciate; che la figura tradizionale del committente ha ceduto il passo ai rappresentati delle Real Estate. Riteniamo infine che la nuova strategia del piano integrato di intervento non scomporrà il disegno urbano complessivo di Milano, ma lo frammenterà in entità autonome. Ulteriori e altrettanto significative considerazioni andrebbero elencate, ma lasciamo alle relazioni di seguito presentate il compito di trasmettere le nostre deduzioni.

Sul progetto per la riqualificazione dell’area del Portello si sono impegnate Arianna Amato, Claudia Dubini e Roberta Giani mentre al progetto di City Life si sono interessati Manuele Salvetti, Giulia Dragoni, Sonia Marigo e Sara Confalonieri. Per quanto riguarda le trasformazioni che stanno interessando la vasta area di Porta Nuova, Elena Volpi, Eugenio Abriani ed Edoardo Rovida hanno indagato la vicenda del quatiere Isola e il realtivo progetto del bosco verticale; Daniele Mariani e Nicolò Zanolo si sono dedicati allo studio dell’area delle ex Varesine mentre Stefano Marcinkiewicz, Simone Peni e Valentina Dominguez hanno ricostruito la lunga storia dell’area Garibaldi. Crepaldi Valentina e Carola Davì si sono concentrate sul progetto per la Nuova sede della Regione; Alessandro Rimedio, Marialuisa Santoro, Alberto Peruzzotti e Manon Inglesakis sulla questione della città nella città di Santa Giulia e Jhada Fontana, Stefania Postiglione, Alice Fasani e Raffaella Salcuni sull’approfondimento del nuovo masterplan per la Bovisa. Infine Davide Tricoli, Ivan Cosentino e Andrea Fusetti hanno coraggiosamente affrontato l’ancora intricata questione del Masterplan Milano Expo 2015.

La seguente pubblicazione, qui disponibile in formato pdf, è il frutto del lavoro collettivo svolto nell’ambito del corso di “Storia della città”, tenuto nell’anno accademico 2008/09 da Silvia Micheli presso la facoltà di Architettura civile del Politecnico di Milano. Si ringrazia Gabriella Lo Ricco, Mario Viganò e Marco Brega per la preziosa collaborazione.

Silvia Micheli

MILANO – HOW IT WORKS

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Milano – how it works I

Milano – how it works II

Milano – how it works III

Milano – how it works IV

Milano – how it works V